giovedì 30 dicembre 2010

FotoFranco: Caput Mundi, la scalata

FotoFranco: Caput Mundi, la scalata: "Stare in cima alla Caput Mundi, cosa ci può essere di più emozionante da fare appena arrivati a Roma? Nulla. La scalata però ve la dovrete ..."

Caput Mundi, la scalata

Stare in cima alla Caput Mundi, cosa ci può essere di più emozionante da fare appena arrivati a Roma? Nulla.

La scalata però ve la dovrete guadagnare: 7€ per oltre 300 scalini, 5€ se decidete di farla tutta a piedi dopo oltre 550 scalini.
Indovinate un pò...
Dopo i primi 300 scalini si inizia a vedere qualcosa: che il cammino è ancora lungo!
A volte un po' claustrofobico...
A volte molto claustrofobico... (no, non è l'effetto di un fisheye... è la curvatura della cupola a distorcere le pareti)
Poco prima della vetta si  intravede qualcosina... uno spiraglio di luce.
E alla fine la ricompensa.... indescrivibilmente bella!
O per le scale, o per la vista, rimarrete senza dubbio senza fiato!!!

martedì 21 dicembre 2010

Roma

Di ritorno dalla tre giorni fotografica nella capitale, ora è il momento di elaborare, sistemare e curare le 737 foto scattate.
Una piccola anteprima: il panorama di piazza S.Pietro, Vaticano. Il file originale ha una risoluzione di 15.000 x 4147 pixel per un totale poco superiore a 60 megapixel.

martedì 30 novembre 2010

Ogni occasione è buona

In fotografia vale più che mai il detto: carpe diem!
Così ogni occasione può trasformarsi in un avvenimento da documentare, certo per chi poi è fissato come me anche un week end in ospedale può fornire spunti interessanti.

Gli interminabili pomeriggi

 La sofferenza di chi ti circonda
 La rassegnazione
 Gli strumenti

sabato 6 novembre 2010

F/22

Ci sono tanti motivi per comprare un obiettivo fisso, specie se si tratta dell'85mm f/1.8 USM di Canon.
C'è chi lo prende perchè è nitidissimo, c'è chi lo prende perchè molto luminoso, c'è chi lo prende perchè è un'ottica da ritratto strepitosa, c'è chi lo prende perchè non costa troppo e c'è chi lo prende perchè ne ha sentito parlare sempre bene.
Tutti lo prendono comunque per fotografare ma... secondo me è così bello che lo si potrebbe prendere anche solo per fotografarLO!
Il suo diaframma a 8 lamelle, chiuso a f/22 è un'opera d'arte.

mercoledì 3 novembre 2010

Sigma 8-16mm f/4.5-5.6 DC HSM Review


Sigma 8-16mm f/4.5-5.6 DC HSM Review



Ci sono ancora poche cose che si possono solo fare con una reflex full frame.
Arrivare ad una focale minima di 12mm effettivi non è più una di queste da quando Sigma ha presentato il grandangolare estremo con focale 8-16mm, uno zoom destinato a fotocamere  con sensore ridotto e che equivale su queste a un 12-24mm circa (a seconda se si usi Canon che ha un fattore di moltiplicazione di 1,6x oppure Nikon che invece ha un fattore di 1,5x).
Un grande merito va riconosciuto a questa azienda, leader nel campo delle ottiche universali, ed è quello di presentare ancora oggi nuovi obiettivi proprio in quei campi in cui i grandi sembrano sonnecchiare. Ineguagliato rimane infatti anche il 12-24mm che copre il formato pieno ed è attualmente lo zoom più corto disponibile sul mercato per sensori a formato pieno e pellicola 35mm, oppure il nuovo 30mm f/1.4, obiettivo fisso dedicato ai corpi APS-C.
Costruzione e dotazione
Ma veniamo al dunque: l’8-16mm si presenta come al solito nella scatola di cartone nera in cui troviamo una buona quantità di manuali d’uso, foglietti di garanzie oltre alla notevolissima custodia imbottita in Nylon a cui Sigma ci ha abituati da tempo. La sua fattura è ottima ed essendo dotata di passante può essere attaccata alla cintura dei pantaloni oppure ad uno zainetto offrendo comodità e protezione allo stesso tempo.
Di solito anche il paraluce fa parte della dotazione di casa Sigma (a differenza di Canon che lo fa pagare a parte se non si compra un serie L) ma in questo caso esso è integrato nell’obiettivo e quindi non si può staccare. Troviamo invece un curioso anello adattatore in metallo che si innesta proprio sul paraluce fisso e consente così di usare sia filtri da 72mm che i agganciare il tappo frontale.

Sul fatto che tale adattatore fosse necessario per consentire l’aggancio del tappo non c’è dubbio, meno invece è chiara la sua utilità con i filtri. L’anello infatti entra prepotentemente nel campo inquadrato fino alla focale massima e le immagini scattate hanno una specie di effetto fisheye circolare. 

Comunque, sempre meglio averlo e poter usare i filtri almeno a 16mm che nulla proprio.
E già, il fatto è che la filettatura frontale non è presente proprio su questo obiettivo e questo in virtù del fatto che la lente frontale è molto sporgente.

Per il resto la costruzione è quella tipica dei Sigma della linea EX: finitura superficiale satinata e gommata, materiali molto buoni e assemblaggio senza difetti evidenti. Le dimensioni dell’obiettivo e il suo pesa trasmettono solidità e la lunghezza complessiva sorprende un po’, perché con i suoi 106mm è piu lungo di quasi 20mm rispetto al 10-22mm Canon.
Da segnalare che l’obiettivo non si allunga né zoomando né durante la messa a fuoco.
La ghiera dello zoom oppone una resistenza consistente ma costante, probabilmente perché l’esemplare da me provato è nuovo di zecca e sarà quindi destinata ad allentarsi un po’ con l’uso.
La ghiera della messa a fuoco non ha un movimento particolarmente fluido, ma per l’uso che se potrà mai fare direi che va benissimo.
Qualità ottica
Il Sigma 8-16mm f/4.5-5.6 non è particolarmente luminoso, però la sua focale estrema mi ha fatto temere per le prestazioni ottiche, invece è stato una grande sorpresa.
La nitidezza è eccellente a qualsiasi focale ed è quasi perfetta già ai diaframmi più aperti. Chiudere a f/8 diventa inoltre quasi superfluo per via della profondità di campo a dir poco immensa già a tutta apertura e questo non potrà che far piacere a tutti i possessori di reflex digitali di ultima generazione che grazie ai loro pixel sempre più minuscoli iniziano a soffrire del calo di nitidezza, dovuto alla diffrazione,  già a diaframmi intermedi.
L’omogeneità tra centro del fotogramma e bordi è notevole e basta chiudere anche di un solo stop per rendere tutto il fotogramma nitidissimo.
Buona anche la resa cromatica anche se io noto ancora quella tipica tendenza al giallo di Sigma, molto meno evidente che in passato ma ancora presente.
Sorprendente anche la resistenza ai controluce!
Avendo avuto il 10-20mm f/4-5.6 mi aspettavo un mezzo disastro nelle inquadrature in cui il sole è all’interno del campo inquadrato e appena fuori e invece i trattamenti antiriflesso sono stati curati molto bene. Da un confronto con il 17-40mm di Canon, montato su 5D, direi che siamo quasi alla pari. Il Sigma 8-16mm ha esibito solo qualche piccolissimo riflesso indesiderato che non è mai arrivato a rendere minimamente inutilizzabile le foto.
La distanza di messa a fuoco di soli 24cm rende poi possibile scattare fotografie inusuali e da prospettive molto creative.
La velocità di messa a fuoco non è quello che io chiamerei un fulmine, però è un aspetto poco rilevante per un grandangolo così spinto. Il motore ultrasonico di Sigma non si dimostra nemmeno silenziosissimo come quello di Canon, ma stiamo davvero a cercare il pelo nell’uovo.
Strana invece una certa incertezza nella messa a fuoco se manualmente la si porta alla distanza minima e poi di inquadra un oggetto lontanissimo, come le nuvole, facendo partire l’AF.
A volte la scala delle distanze finisce correttamente su infinito, come dovrebbe, mentre certe altre volte si ferma anche a 0,8 metri.
Ora probabilmente la differenza in questi due casi sarà difficilmente percepibile poiché la profondità di campo è sempre enorme, però voglio comunque segnalare questo fatto.
Si ma su Full Frame?
La sigla DC nel nome di questo 8-16mm suggerisce che si tratta di un’ottica progettata esclusivamente per l’uso su fotocamere a sensore ridotto tuttavia l’innesto non presenta la tipica protuberanza degli obiettivi EF-S di Canon che ne impedisce fisicamente il montaggio su Full Frame e corpi analogici.
E allora perché non provare questo strepitoso grandangolo anche su EOS 5D?
Alla focale minima la vignettatura è evidente almeno quanto è divertente. Grazie al paraluce integrato infatti i bordi neri avranno una forma che ricorda molto una cornice e potrebbe tutto sommato essere usata anche come espediente creativo. Ritagliandola fino a far sparire le parti nere otterremo un inquadratura equivalente a quella di un 12mm e questo vuol dire che non avremo guadagnato nulla rispetto all’uso su una fotocamera con sensore APS-C.

Zoomando le parti nere si assottigliano sempre di più fino a sparire completamente a 16mm, focale in cui il Sigma copre tutto il fotogramma 35mm.
Questo vuol dire insomma che l’uso su Full frame non è completamente escluso.
Considerazioni finali
Il Sigma 8-16mm f/4.5-5.6 HSM è sicuramente un’ottica specialistica di cui non tutti sentiranno la necessità e consente oggi di godere di focali cortissime senza aver bisogno di usare un corpo con sensore a formato pieno. Il suo prezzo (tra i 650€ e gli 800€) non è certo basso, però il rapporto qualità prezzo è sicuramente a suo favore considerando anche il fatto che al momento non ci sono modelli equivalenti di nessun altro marchio.
Le qualità ottiche ci sono tutte e se non è un problema rinunciare all’uso dei filtri non ci sono altre controindicazioni.

martedì 19 ottobre 2010

Voglia di Panorama

Il discorso delle panoramiche sarebbe molto lungo ma cercherò di semplificare quanto piu possibile.
Spesso si legge che per scattare delle panoramiche decenti sia necessario il cavalletto e una apposita testa panoramica. Premettendo che il cavalletto è sempre un grande aiuto e spesso l'unico modo per ottenere dei risultati perfetti,  io invece sono convinto che per le panoramiche, con un po' di pratica, se ne possa anche fare a meno.
L'importante è prendere un riferimento nell'inquadratura e poi seguirlo. In questo i punti di messa a fuoco sono particolarmente utili perchè ti offrono dei riferimenti disposti in modo simmetrico all'interno del mirino.
Per esempio io uso i punti suddetti per tenere l'orizzonte su un'altezza costante nel fotogramma ma non solo, li uso anche per calcolare la porzione di foto che deve sovrapporsi con il fotogramma precedente e con quello successivo per avere un'immagine finale senza buchi.
A tal fine basterà fare attenzione all'altezza dell'orizzonte rispetto al punto di messa a fuoco piu vicino e cercare di mantenere questa altezza invariata.
Per calcolare la sovrapposizione giusta invece uso i punti piu laterali disponibili e faccio sì, per esempio scattando la sequenza da unire da sinistra verso destra, che il punto laterale sinistro si trovi dove nella foto precedente c'era quello laterale destro.
Naturalmente molto da dipende dal modello di macchina che si sta usando.
La differenza tra la mia EOS 40D e la 5D, tanto per fare un esempio, è notevole in quanto sulla seconda i punti si trovano molto raggruppati al centro del mirino.

Un altro accorgimento che bisogna prendere è quello di mantenere costante l'esposizione perchè altrimenti i vari pezzi della panoramica avranno una luminosità differenti e riveleranno i punti in cui le varie foto sono state unite.
Una volta scattate le foto necessarie a riprendere tutta la porzione di paesaggio che ci interessa basterà darle in pasto a Photoshop.
Mi raccomando, è meglio mantenersi larghi perchè è preferibile avere un fotogramma di troppo che uno in meno, lo stesso discorso vale anche per l'altezza: bisogna sempre tener conto del fatto che ci sarà una bella parte di panoramica che andrà tagliata ed è bruttissimo trovarsi a tagliare parti che invece dovrebbero esserci solo perchè si è valutato male l'effetto finale.

Un consiglio frutto della mia esperienza personale: scattate le foto da unire in verticale anziché in orizzontale. Il perchè è presto spiegato. Si ricorre spesso alla unione di piu foto proprio perchè si vuole superare il limite della focale piu corta a disposizione. Ora se però di questa focale conserviamo il limite di campo inquadrato in verticale avremo solo una foto molto piu larga del normale ma alta comunque tanto quanto una singola foto ripresa con quell'obiettivo.
Un esempio per capirci meglio. Un 50mm su una fotocamera 35mm (full frame per gli amici digitali) coprirà un angolo di campo di 40 gradi in orizzontale e di 27 gradi in verticale. se noi uniremo una serie di scatti orizzontali in teoria in tale senso non avremo alcun limite e potremo coprire anche 360 gradi, tuttavia in verticale copriremo sempre e solo 27 gradi, salva necessità di ritagliare il panorama. Se invece scatteremo in verticale le foto da unire copriremo 40 gradi in tale senso, e il panorama finale sembrerà ripreso con un obiettivo dalla focale inferiore ad un 35mm.
Certo, saranno necessari piu scatti ma si coprirà un'area maggiore in altezza e si avrà un file finale con piu risoluzione.

Un esempio dell'ultima panoramica che ho fatto all'anfiteatro romano di Lecce: è l'unione di 13 foto scattate in verticale con 5D e 24-105mm che ha prodotto una panoramica di ben 52 megapixel finali.




Le ultime versioni di photoshop tra l'altro hanno facilitato molto l'unione dei fotogrammi prevedendo una specifica funzione dediacata a questa tecnica.
File -> Automatizza -> Photomerge. Ci sono le varie modalità di unione ma io trovo che quella automatica sia quasi sempre perfetta. Si seleziona tutti gli scatti che si vorranno unire e il programma farà il resto.
Alla fine non rimarrà che da ritagliare l'immagine ottenuto per eliminare le parti vuote e il panorama sarà fatto!

giovedì 14 ottobre 2010

Viaggio nella memoria

Nel Salento è presente una delle ultime ferrovie private (Le Ferrovie Sud Est) che ancora utilizza convogli a diesel degli anni 50.
Salire su questi treni, comunemente chiamati "littorine", è come tuffarsi nel passato. Il paesaggio durante il tragitto non aiuta certo a riportarci ai giorni nostri, anche perchè per percorrere una ventina di chilometri occorrono 30 minuti e un cambio in una stazione intermedia.
Eccovi il racconto fotografico di quel viaggio nel tempo, costato solo 1,90€!












lunedì 27 settembre 2010

Workflow

L'era digitale ha permesso non solo la diffusione della fotografia ma anche il controllo quasi totale di tutti i passaggi di lavorazione dell'immagine a chiunque.

Ai tempi della pellicola (non che siano passati ormai definitivamente) solo gli appassionati piu intransigenti si occupavano anche dello sviluppo del negativo e della sua stampa su carta. Questo perchè tutto il procedimento è abbastanza complesso, richiede attrezzatura specifica, acidi e tempo da trascorrere in una stanzetta completamente buia.

Oggi tutto il procedimenti si è semplificato (almeno apparentemente) perchè gli strumenti da usare sono gli stessi che comunque sono in possesso della maggior parte dei fotoamatori: il computer e la stampante.

Il negativo

Sono in pochi ormai a non sapere che le macchine fotografiche digitali piu avanzate (sia compatte che reflex) offrono la possibilità di scattare in RAW.
Il file RAW contiene tutti i dati registrati dal sensore senza elaborazioni, per questo si suole definirlo spesso il negativo digitale. Da esso si possono estrarre informazioni che una foto in jpeg non conterrebbe piu, si possono apportare con grande facilità correzioni altrimenti impossibili o molto difficili ed è un file difficilmente alterabile.
Però esso non è adatto a fornire un'immagine finale da utilizzare per la stampa o anche per la semplice visione su PC e quindi richiede uno sviluppo.

Lo sviluppo

Lo sviluppo avviene attraverso un programma in grado di leggere il file RAW e ricavarne un file in altro formato. Spesso questo programma consente di apportare modifiche alla foto scattata e il numero di strumenti a disposizione e la loro efficacia e facilità d'uso dipendono dal programma utilizzato.

Ho usato per anni Rawshooter ma poi è stato acquistato da Adobe che ne ha interrotto l'aggiornamento e lo sviluppo per farne confluire le migliori caratteristiche in Lightroom.
Ora uso proprio quest'ultimo programma, che oltre a consentire uno sviluppo dei RAW veloce e facile permette anche la gestione del proprio archivio di fotografie.

Il mio punto di vista è questo: la migliore cosa è apportare il maggior numero di interventi possibili proprio in questa fase.
La mia esperienza mi dice che gli interventi sul RAW sono quelli che producono un deterioramento minore della qualità finale dell'immagine e spesso sono quelli piu efficaci (vedi bilanciamento del bianco).
Io cerco sempre se possibile di ottenere una foto finita con la sola conversione del RAW in jpeg.
Se proprio ci sono degli interventi che si possono fare solo in Photoshop allora converto il file RAW prima in Tiff e lavoro su quello con altri programmi di foto ritocco e poi alla fine ne ricavo comunque un Jpeg che sarà il file finale.

Il JPEG

Il jpeg rappresenta un pò la stampa, almeno per quelli che ormai hanno anche perso l'abitudine a stampare su carta. Sarà questo file che verrà "usato" per tutti gli scopi possibili: per essere stampato, per essere pubblicato sul web, per essere guardato sul PC o su un televisore, per essere inviato via e-mail.
Ma allora perchè non scattare direttamente in Jpeg? Semplice! Perché in questo modo avremmo solo un file finito a cui sarebbe meglio non apportare piu modifiche, un po' come se scattassimo con una moderna Polaroid che non restituisce un negativo ma direttamente una stampa.
E perchè non effettuare dei ritocchi direttamente ad un jpeg? Perchè si tratta di un file compresso con perdita dei dati, il che vuol dire che quando viene creato il jpeg esso sarà si piu piccolo ma non tutti i dati presenti in origine saranno presenti. Una piccola parte sarà andata irrimediabilmente perduta e se eseguendo questa operazione una sola volta la differenza sarà difficilmente percepibile, modificando e salvando ripetutamente una foto il deterioramento diventerà sempre piu marcato.

La stampa

Quì ci sono varie correnti di pensiero, come in tutti i passaggi precedenti d'altronde.
Il fotografo che volesse curare al 100% tutti i passaggi dovrebbe attrezzarsi di stampante e provvedere da sé. Ci sono oggi stampanti in grado di sfornare stampe di altissima qualità e il loro prezzo non è nemmeno proibitivo, però il costo della carta e delle cartucce fa salire i prezzi delle singole stampe al punto tale che io preferisco affidarmi ad un laboratorio.
Quì emerge però la necessità di trovare chi offra una qualità ineccepibile, altrimenti vi ritroverete il prodotto di un laboratorio abituato a processare gli ordini di migliaia di foto 10-15cm dei turisti di ritorno dalle vacanze. 
Le persone in genere gradiscono molto immagini contrastate e ben sature e questo fanno questi laboratori!
Trovatene uno che vi soddisfi nella qualità della carta, e che non apporti modifiche alle vostre foto e vivrete felici!

giovedì 2 settembre 2010

La fissa per i fissi

Bisogna amarlo o odiarli, non c'è una via di mezzo.
Gli obiettivi fissi hanno per un tempo lunghissimo rappresentato l'unico modo di fotografare. Con il progresso tecnologico però gli zoom hanno recuperato terreno sul fronte della qualità e hanno con la loro versatilità rubato la scena ai fissi, tant'è che oggi molti costruttori considerano piu importanti i primi.

Canon non fa eccezione mi sembra. Da tempo molti appassionati auspicano il rinnovo del parco ottiche proprio nel segmento dei fissi di categoria economica e invece: si presentano nuovi zoom ad ogni occasione.
Unica eccezione è quella degli obiettivi professionali piu costosi, che ancora beneficiano di aggiornamenti periodici (vedi i nuovi 300mm e 400mm f/2.8).

Ma che vantaggi offre l'obiettivo a focale fissa e perchè uno dovrebbe preferirlo?
Intanto, in genere, gli obiettivi a focale fissa offrono quasi sempre luminosità molto elevate, mai disponibili sugli zoom e questo senza diventare proibitivi nel prezzo. Un esempio? Il 50mm f/1.8 costa solo un centinaio di euro e offre una luminosità inarrivabile per qualsiasi zoom.
Ma non finisce quì! Lo schema ottico di un obiettivo zoom è per forza di cose un compromesso. Per cercare di renderlo quanto piu utilizzabile a tutte le focali, non si può privilegiare la resa a nessuna di esse.
Oggi ci sono alcuni zoom che si avvicinano molto alle prestazioni dei fissi, ma in genere non è così, specie per i vetri con l'escursione piu lunga.
I fissi invece non devono fare compromessi e il loro schema ottico è quello ideale per quella lunghezza focale e questo si vede subito. Non per niente un 50mm da 100€ può permettersi una nitidezza che molti obiettivi serie L non raggiungono.

Dopo aver attesa inutilmente la presentazione di nuovi obiettivi da parte di Canon ho deciso: il 35mm f/2 per quanto vecchio, sarà mio!

lunedì 30 agosto 2010

L'impossibile a portata di mano

Quando si parla di pianeti, di costellazioni, di galassie si crede spesso che si tratti di oggetti lontanissimi, alla portata soltanto degli studiosi e magari di qualche appassionato particolarmente abile.
Quando si parla di fotografarli la reazione della maggior parte dei fotografi è la stessa.
Invece la maggior parte di questi corpi celesti è sotto il nostro naso, o meglio sarebbe dire sopra il nostro naso, ogni giorno e la maggiore difficoltà sta in genere solo nell'identificarli.

Su suggerimento di un amico (grazie Antonio) ho così provato a riprendere non solo il piu grande pianeta del nostro sistema solare, Giove, ma anche i suoi satelliti piu visibili.

L'attrezzatura usata è stata:
  • Canon EOS 40D (preferita in questo caso alla 5D per il suo fattore di moltiplicazione)
  • Obiettivo EF 70-200mm f/4 L USM (di ottima qualità ma con una focale non particolarmente lunga)
  • Cavalletto Benro EX500 con testa a sfera
  • Scatto remoto
Identificare il pianeta è stato facile in quanto sorge già in prima serata ed è attualmente la stella piu luminosa tra quelle visibili, almeno così mi è parso.
Per la messa a fuoco ho usato la funzione live view di cui la 40D è dotata con ingrandimento a schermo 10x il che mi ha aiutato anche a trovare subito l'esposizione giusta che rendesse visibili i satelliti medicei.
Ho usato un diaframma piuttosto aperto, pari a f/5.6, per non dover allungare i tempi. Questo perchè anche se il moto apparente delle stelle è troppo lento per poter essere visto ad occhio nudo, basta un tempo di posa un pò piu lungo per notare una scia li dove ci dovrebbe essere un punto.
La sensibilità ISO 400 mi è sembrato un buon compromesso per non avere un disturbo eccessivo.
Con una posa di 1 secondo questo è stato il risultato:
I dettagli e il colore del pianeta gigante sono invisibili dall'esposizione necessaria a rendere visibili le lune.

Per prova ho successivamente fatto anche un tentativo con la compatta, una Canon Powershot A650 IS, alla massima focale e usando un cavalletto da tavolo.
Ecco il risultato:
Non è all'altezza di quello ottenuto con la reflex però dimostra che certi risultati, completamente inaspettati, sarebbero alla portata di tutti.

domenica 29 agosto 2010

Nuova EOS 60D!!!

Gran parte degli appassionati di fotografia sono anche (e purtroppo spesso solo) appassionati di attrezzature fotografiche. Anche a me non dispiacciono!
Le novità vengono attese con febbrile curiosità, tant'è che nascono addirittura siti di rumors (indiscrezioni) in cui si cerca di indovinare quali meraviglie presenteranno le case produttrici.

Questo mese l'attesa per la sostituta della EOS 50D è finita. LINK al sito Canon
In molti si sono chiesti dopo il lancio della EOS 7D, come sarebbe potuta essere la futura 50D per non creare una dannosa concorrenza interna e Canon ha risposto spiazzando un pò tutti.
La loro strategia ora è chiara.
In passato il comparto reflex digitali era fondamentalmente suddiviso in tre segmenti:
  1. reflex entry level (EOS 350D, 450D 500D ecc.)
  2. reflex semi-professionali (EOS 30D 40D e 50D)
  3. reflex professionali  (fondamentalmente EOS serie 1D e 5D)
Oggi le cose stanno cambiando e in nome di una ricerca sempre piu sistematica del profitto le tre categorie stanno venendo suddivise in almeno due sottocategorie.
Ecco nascere allora la 1000D che rappresenta la relfex entry level e low cost, contrapposta a 500D e 550D che invece diventano entry level avanzate.
La stessa identica cosa è accaduto al segmento XXD ora suddiviso tra 7D e 60D.

Ma le novità quali sono?

  • Intanto la 60D perde il corpo in lega di magnesio e le sue dimensioni diminuiscono leggermente così come il peso. 
  • Il tipo di memoria utilizzata passa dalle classiche Compact Flash alle diffusissime SD, questo probabilmente nell'intento di favorire l'upgrade di chi viene dalla compatta o dalle entry level di ultima generazione.
  • Il display LCD da 3" diventa inclinabile ruotabile, per la gioia di chi ama il Live view e la ripresa dei video.
  • L'esposimetro sarà quello della 7D, con 63 zone e due strati mentre l'autofocus rimane quello della 50D a 9 punti tutti a croce.
  • Il sensore sarà quello della 7D con ben 18 megapixel su formato ridotto (22 x 15mm)
  • Non c'è piu la possibilità di tarare in macchina l'AF ma si potrà comandare i flash in wireless senza bisogno di ulteriori accessori.
Concorrenza!
Da notare che da un pò di tempo Nikon e Canon hanno deciso di pestarsi i piedi a vicenda, cosa che per anni non è mai veramente accaduta. La nuova 60D si posiziona sulla stessa fascia della Nikon D90 così come la D300s sta sulla stessa fascia della 7D.

Conclusioni?
Una piccola 7D, semplificata  ed economica (si spera almeno) dedicata a chi si è affacciato da poco nel mondo reflex e vuole una macchina di categoria superiore alle solite entry level.
Conoscendo Canon le prestazioni non saranno deludenti, ma piu di qualche appassionato già storce il muso.

Un pigro inizio

Ciao a tutti!
Dopo molto riflettere e troppo indugiare ho deciso di aprire un mio blog e di dedicarlo alla mia passione per la fotografia.
Ho sempre visto moltissimi fotografi, anche alle prime armi, avere un sito personale, però ho sempre trovato che fosse un impegno per me eccessivo se comparato ai contenuti che avrei potuto offrire.
Spero che il blog sia invece uno strumento piu duttile e semplice da gestire per me ma anche utile per chi deciderà di seguirlo (semmai il blog dovesse sopravvivere alla mia pigrizia).

Detto questo passiamo alle presentazioni:
Mi chiamo Franco ho 32 anni e da molti anni coltivo la passione per la fotografia. Per mancanza di persone a me vicine  che condividessero questa passione mi sono da molto tempo dedicato a coltivare l'hobby sul web, partecipando a forum e siti a tema fotografico. Se avete in passato dato qualche sguardo ai forum in cerca di un risposta o di una soluzione ai vostri problemi foptografici forse mi conoscerete con il nick Alfetta78.

Buona lettura e buona luce a tutti!